un arcobaleno

Il Covid-19, il distanziamento sociale e il carcere: una riflessione da Casa Vale la Pena

di Piera Buccellato, coordinatrice Casa Vale la Pena

L’emergenza del covid-19 che porta come conseguenza il distanziamento sociale ci ha trovati, tutti, impreparati. La paura della pandemia e la conseguente restrizione delle libertà personali pone, tra le preoccupazioni della nostra tenuta sociale, la questione che riguarda la condizione in cui vivono i detenuti all’interno degli Istituti di pena. La portata del problema assume contorni apocalittici. L’associazione fra carcere e coronavirus, dicono medici ed esperti, è in tutto il mondo l’annuncio della tempesta perfetta. Gli ultimi avvenimenti, con le rivolte dei detenuti, restituiscono una nitida cartolina dall’inferno. Le nostre carceri sono già in sofferenza per il problema del sovraffollamento. In questa situazione, le ultime restrizioni che riguardano la sospensione dei colloqui con i familiari, l’assenza di figure che supportano i detenuti, la sospensione di corsi scolastici e professionali, le limitazioni degli ingressi di operatori esterni e dei volontari, sono misure certamente necessarie per evitare che il contagio entri dentro le stanze di detenzione. I provvedimenti adottati sono anche comprensibili, ma isolano i detenuti e vanno applicati con la massima attenzione alla specificità delle singole situazioni, così da non rischiare di andare oltre lo stretto necessario, isolando dall’esterno ancor di più chi vive già in modo ristretto. Sentirsi abbandonati in carcere può essere infatti drammatico. Le parole di oggi del Presidente Mattarella, che ha risposto ad una lettera inviata dai detenuti del Veneto che chiedono maggiori tutele (“Ci meritiamo la pena, non questa tortura”) hanno innescato una riflessione con gli ospiti di casa Vale la Pena durante la nostra consueta videochiamata.
Il servizio di ospitalità Casa vale la Pena, che accoglie le persone in misura alternativa, continua ad attivare forme di resistenza per la gestione di una quotidianità distanziata dai legami familiari, dal lavoro, dallo studio, dall’istruzione, dal volontariato, in una convivenza forzata che, dicono, li ha riportati ai giorni della restrizione in carcere. La storia di un nostro ospite curdo che proviene dall’Iran è la testimonianza di una scelta, tanto dolorosa quanto necessaria, di abbandonare il proprio paese, i legami e le sue origini. La casa Vale la Pena rappresenta per lui un approdo sicuro ma anche la possibilità di un cambiamento trasformativo. Lui, blogger e ingegnere meccanico, prova a fare la sua resistenza personale. Continua a scrivere e a studiare la lingua italiana, mi dice che rispetta le regole del distanziamento sociale per la profonda gratitudine nei confronti del nostro paese di cui è ospite, è fortemente preoccupato per i suoi genitori che vivono in Iran, in un regime da cui è fuggito a causa delle vessazioni drammatiche che subiscono quotidianamente.
In questo tempo di guerra ad un virus che ci ha colpito e ha cambiato la nostra vita, la poesia che segue è un atto di fiducia nei confronti della vita, e apre alla speranza di ricostruire giorni migliori. Uniti ce la faremo.

I miei paesi

Il cuore non è in pace né in silenzio, il clamore risorto dalle mie labbra.
Sono triste, come un uccello in una gabbia, voglio gorgheggiare,
ma non c’è respiro..
Lontano il mio Iran infermo e malato
I suoi bambini periscono lentamente,
e io, afflitto per i miei cari….
Li vicino la mia Italia, come una madre
che aspetta il suo bambino, anche in lacrime e infranto, e io, che
mi sento male per i miei amici…
Una guerra sleale ingiusta e amara
Evangelizzatore dell’incubo della morte,
invece dei bellissimi sogni del nostro futuro.
Sulle spalle la bara dei nostri sogni
I nostri occhi stanchi di essere piovosi…
Ma…
Questa non è la fine.
E’ il punto di partenza della
Resistenza.
Dobbiamo resistere e combattere
Senza alcuna esitazione e paura.
Tutti insieme, uno accanto all’altro,
come la terza divisione di fanteria.
Allineati per rialzarci, per bonificare
la nostra terra,
per i bambini adorati di entrambi i
paesi,
Per ricantare i nostri canti insieme,
baciare di nuovo i nostri innamorati,
Per il futuro brillante di entrambi i
Paesi,
Per il mio glorioso Iran
Per la mia elegante Italia…

Nouri Arash

 

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