Le misure alternative al carcere funzionano: lo dicono i dati

Abbiamo letto il nuovo rapporto dell’Associazione Antigone sulla condizione delle carceri in Italia e qui ve ne proponiamo una sintesi.
La nostra infografica pone l’accento sul tema dei costi del carcere, sulle misure alternative e sul sovraffollamento, da cui dipende la qualità della vita delle persone ristrette.
A causa della pandemia da Covid-19, il mondo penitenziario ha dovuto adattarsi a una nuova normalità fatta di ulteriori chiusure e di un maggiore isolamento delle persone detenute. Nonostante le precauzioni, la pandemia in carcere è entrata lo stesso e, nell’ultimo anno, il problema del sovraffollamento, da condizione oggettiva di trattamento degradante, è diventato anche questione di salute pubblica. Dal 2020 al 2021 il numero dei detenuti è calato solo del 12,3% sul totale.
Un dato positivo riguarda la crescita delle misure alternative alla detenzione, assestandosi tra il 2019 e il 2021 attorno a quota 29 mila soggetti presi in carico dagli UEPE. A crescere in modo rilevante sono stati i numeri sulla detenzione domiciliare e quelli sull’affidamento in prova ai servizi sociali.
Molte storie che in questi anni abbiamo potuto conoscere grazie all’esperienze di Casa Vale la Pena, la comunità residenziale di accoglienza per persone che provengono dall’area penale e che beneficiano di misure alternative, nata dalla sinergia tra Centro Diaconale “La Noce” e l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) di Palermo, ma anche i numeri, ci hanno dimostrato come le misure alternative funzionino molto meglio della detenzione. Secondo quanto riportato dal precedente rapporto Antigone (XVI), solo un detenuto su 200 torna in carcere per aver commesso un reato durante questa tipologia di misura. Al contrario la carcerazione ha mostrato tutti i suoi limiti, assolvendo difficilmente al compito sancito dall’articolo 27 della Costituzione, ovvero al reinserimento del detenuto nella società.

Ecco perché auspichiamo un maggiore interesse verso il tema delle misure non detentive e del modello basato sulla giustizia riparativa da parte delle istituzioni: sono necessari investimenti coraggiosi e adeguati che, attraverso un lavoro preliminare e strutturato, possano avere delle reali ricadute in termini di sicurezza sociale e salute pubblica, migliorando i servizi per quanti abbiano la possibilità di godere di misure alternative e siano bisognosi di un accompagnamento davvero autentico e individualizzato, che non sia utilizzato solo in una logica di riduzione delle presenze in carcere.
Il XII rapporto completo dell’Associazione Antigone “Oltre il virus” sulle condizioni di detenzione su: https://www.rapportoantigone.it/diciassettesimo-rapporto…/
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